REFERENDUM SULL’AUTONOMIA DEL LOMBARDO-VENETO FISSATO AL 22 OTTOBRE. UNITA’ NAZIONALE A RISCHIO !
Il tentativo di sminuire la portata politica del Referendum sull’Autonomia delle Regioni Lombardia e Veneto in programma il 22 ottobre prossimo, è un atto di banalizzazione sconsiderata, rispetto ad un evento traumatico che mira a rompere l’unità nazionale, promuovendo un’Italia a cerchi concentrici con diversi livelli ordinamentali, regolamentari e di funzionalità istituzionale. La questione su cui riflettere, non è di carattere giuridico circa gli effetti pratici che quel Referendum fissato esattamente nel 150° anniversario del Plebiscito con cui nel 1866 il Veneto e la città di Mantova aderirono al Regno d’Italia, ma è prettamente e squisitamente, politico, culturale e sociale. Tutti conosciamo il disposto dell’art.117 della Costituzione e le norme che disciplinano l’assetto delle 5 Regioni a Statuto Speciale e delle 15 Regioni a Statuto Ordinario; e tutti siamo in grado di discernere che il Referendum proposto dal Movimento 5 Stelle ed immediatamente sostenuto dai Governatori Zaia e Maroni con l’intera Lega Nord, pezzi consistenti di centrodestra e dai Sindaci del Pd di Milano e di Bergamo, Sala e Gori, non determinerà la secessione del Lombardo-Veneto dall’Italia. Ma c’è qualcuno che sul piano politico potrebbe considerare nullo il pronunciamento di milioni di elettori ? Ciò che è grave è che al cospetto di una Questione Meridionale irrisolta dall’Unità d’Italia che vede crescere il divario di reddito pro-capite, opportunità di sviluppo, qualità dei servizi pubblici e prospettive di benessere, tra un Sud che arranca e un Centro-Nord che galoppa, non ci si pone più l’obiettivo storico di accorciare il divario socio-economico investendo nella parte più arretrata del paese, e si preferisce optare per una presa d’atto di indicatori statistici e differenziali reddituali per costruire intorno a tali distinzione una futura cornice amministrativa. In pratica già la proposta di per sé è eversiva sotto l’aspetto valoriale perché rompe la coesione solidale nazionale e fa venir meno il disposto dei primi articoli della Carta Costituzionale ed in particolare dell’art. 3 che tratteggia i compiti della Repubblica nella rimozione degli ostacoli che pregiudicano l’uniformità di trattamento ed il perseguimento dell’uguaglianza tra tutti i cittadini italiani senza alcuna distinzione territoriale. Ciò che colpisce è la resa culturale dei principali partiti italiani che non considerano necessario contrapporsi alle spinte divisive dei territori più forti e più ricchi, e ne assecondano le pulsioni pur di ritagliarsi una fetta di consensi che si incardinano sulla rottura dell’unità nazionale e della coesione solidaristica che ha tenuto insieme, nel bene e nel male, il nostro paese per 150 anni. Se le tre coalizioni che raccolgono orientativamente il 90% dei consensi popolari nazionali cavalcano il Referendum Autonomistico o non ne prendono le distanze con nettezza, chi potrà contrastare la successiva ratifica che si consumerà in un lasso temporale di medio-termine ? E in quadro simile che si farà carico del Mezzogiorno, delle aree più deboli, dell’attuazione della prima parte della Costituzione e della garanzia di uguaglianza nei confronti di tutti i cittadini italiani ? Sicuramente la Questione Meridionale già archiviata dal Governo Renzi con i 16 accordi-spezzatino resterà sempre più sullo sfondo delle priorità nazionali, e in una simile prospettiva sarà ancora più arduo immaginare un futuro possibile per un Molise silente e rassegnato.
Campobasso, 22 aprile 2017
Michele Petraroia