Nato nel 1921, Agostino come tante famiglie di Riccia seguì il padre ed i fratelli per andare a mezzadria nei primi anni trenta nelle campagne di Campobasso. A 20 anni viene chiamato alle armi e spedito in Russia a combattere. Travolto insieme a tutto l’esercito italiano dalla disfatta sul DON si ritrova allo sbando, senza viveri, con un gelo polare e in una terra nemica. A piedi, passa di villaggio in villaggio, accolto nei fienili, nelle stalle o nelle case russe, dove impara le parole essenziali per sopravvivere ( pane, fuoco, acqua, strada, ecc.). Impiega mesi per raggiungere con mezzi di fortuna prima Budapest, poi Vienna e da qui Milano, e finalmente Campobasso. Come arriva fissa per il giorno di San Valentino del 1944 il giorno delle nozze con Anna che in quegli anni era stata in apprensione con due fratelli e il fidanzato in guerra. Agostino si sposta a mezzadria per alcuni anni in una campagna sul fiume Biferno in agro di Castropignano e poi rientra sul tratturo Lucera – Castel di Sangro a Campodipietra. Si reca ripetutamente all’estero per lavorare nelle miniere del Belgio e poi in Germania, con i risparmi acquista dei terreni e avvia una propria attività occupandosi di tutto ( agricoltore, allevatore, barbiere, commerciante, operaio edile, trasportatore di latte, ecc.). Instancabile aiuta i suoi vicini, moltiplica le amicizie, costruisce una grande casa, acquista altri terreni, trattori e tutto ciò che può essere utile alla sua famiglia, e non si tira indietro nemmeno quando c’è da mettere una buona parola per combinare matrimoni. Nelle fiere di bestiame lo conoscono tutti e gli basta una stretta di mano per fare il contratto. Chi trova difficoltà per farsi fittare dei terreni nei comuni della cintura di Campobasso lo chiama a fare da garante per via della stima conquistata in decenni di lavoro duro ma onesto. Con Anna festeggia 70 anni di matrimonio nel 2014 e poi la perde dopo qualche anno. Nonostante gli occhi non sono più quelli di una volta, continua imperterrito a fare di tutto con una tenacia sorprendente. Da coraggio ai propri interlocutori, non si da mai per vinto e conserva un’antica fierezza di chi si è costruito dal nulla, solo con la fatica, l’emigrazione, i sacrifici e rispettandosi con gli altri secondo millenarie regole di umanità, cordialità e amicizia. Alle soglie dei 99 anni, a fine maggio, nel mentre imperversa la pandemia, ci lascia con la stessa essenzialità con cui è vissuto insieme ad una generazione frugale che dal niente, col lavoro, ha agganciato il Molise all’era moderna trasformando i sudditi in cittadini. Chi lo ha conosciuto, apprezzato, stimato e voluto bene, custodirà la sua tenacia, il suo approccio positivo ed il suo coraggio come esempio da indicare ai nostri giovani. La storia, quella vera, l’hanno scritta i tanti Agostino della nostra Terra, quelli che non troveremo mai sui libri, ma che ci hanno messo l’anima ed il cuore!
Campobasso, 12 giugno 2020
Michele Petraroia