Il TAR CAMPANIA con una pronuncia del 12 maggio ha rigettato il ricorso della società interessata a costruire un impianto di trattamento e compostaggio rifiuti a poche centinaia di metri dal confine col Molise, e non lontano dal Massiccio del Matese, dal fiume Tammaro, dal sito archeologico di Saepinum-Altilia, dalla Diga di Morcone-Campolattaro e da una serie di aree naturalistiche e siti di interesse comunitari, oltre che dal Regio Tratturo Pescasseroli – Candela, che è sottoposto a vincolo e tutela.
La Rete dei Comitati e delle Associazioni della Campania e del Molise prende atto positivamente del rinvio della trattazione di merito del contenzioso col Comune di SASSINORO (BN) al 3 novembre 2020, ma ritiene indispensabile che il Ministero dell’Ambiente, la Regione Molise e tutti i Comuni coinvolti nell’istituzione del Parco Nazionale del Matese si attivino in difesa di un territorio che merita di essere preservato, promosso e valorizzato.
Dagli inizi del 2000 è in corso uno scontro impari tra le multinazionali dell’energia eolica e delle imprese del ciclo dei rifiuti e le piccole comunità della Valle del Tammaro e del Matese. La natura va rispettata non stravolta, la montagna va salvaguardata e non sventrata, le falde acquifere vanno preservate, il suolo non va inquinato ed il patrimonio storico, paesaggistico, artistico, archeologico e religioso va promosso e valorizzato perseguendo un modello ecocompatibile ed ecosostenibile.
Trasformare il Matese in una foresta pietrificata con pale eoliche che affondano i basamenti in cemento a decine e decine di metri di profondità su un territorio carsico in cui è custodito il più grande bacino d’acqua dolce del Centro-Sud è un errore. Installare un impianto di trattamento rifiuti in una zona in cui dal 2017 il legislatore nazionale ha scelto di istituire un Parco è sbagliato.
Non sarà semplice impedire l’installazione di pale eoliche, ne fermare l’impianto di compostaggio e sarà ancora più difficile accelerare gli adempimenti per istituire il Parco Nazionale del Matese, ma questa pandemia ha fatto capire a tutti che o l’uomo rispetta la natura ed evita di inquinare aria, acqua e suolo, o presto o tardi, la natura restituisce all’uomo il frutto avvelenato di ciò che è stato seminato.
Campobasso, 14 maggio 2020
P/La Rete dei Comitati di Tutela
Ambientale di Campania e Molise
Michele Petraroia