Alexei aveva solo 18 anni quando, qualche giorno prima del 9 maggio 1945, salì sul tetto del Reichstag, la sede del parlamento nazista, e sventolò la bandiera rossa, annunciando al mondo che Berlino era stata liberata.
Peppino Impastato dichiarava “Vincere la paura insegnando la bellezza ai cittadini come arma contro la rassegnazione e l’omertà tenendo sempre vivi la curiosità e lo stupore”, ma a 30 anni venne ucciso dalla mafia a Cinisi il 9 maggio 1978 per le sue lotte di libertà e di liberazione.
Oggi si celebra la Festa dell’Europa e ci si sofferma sul valore indiscusso della pace e della cooperazione tra i popoli, evidenziando un percorso di unità che ha consentito in pochi decenni di dar vita alla più grande ed avanzata democrazia del mondo con un’Unione di 28 Stati e 500 milioni di abitanti. Un risultato storico straordinario che ha posto le basi per espungere la guerra dallo spazio europeo ed indicare ad altre aree del pianeta il valore dell’unità politica e della cooperazione economica.
La recente affermazione del figlio di un autista pakistano che viene eletto a Sindaco di Londra, rappresenta il coronamento culturale di un tragitto di civiltà con radici antichissime, ma che sarebbe stato impossibile se nel 1945 non avesse vinto Alexei e sarebbe stato molto più improbabile se tante figure come Peppino Impastato non avessero lottato con tutta le proprie forze per un’idea di società aperta, effettivamente libera, inclusiva, accogliente e multiculturale. Oggi le ombre della croce uncinata tornano a sfilare con le teste rasate nelle piazze europee istigando nuove paure che producono mura, filo spinato, egoismo e percentuali elettorali da brivido per movimenti xenofobi che si ispirano apertamente al nazifascismo.
I Governi tentennano e appaiono smarriti al cospetto del terrorismo internazionale islamico nascondendo ai cittadini l’interesse dei loro produttori di armi o delle loro imprese petrolifere che fanno profitti sulle guerre in Medio Oriente o nel Nord Africa.
C’è una spaventosa involuzione democratica globale che omologa i comportamenti dei Governi su pessime politiche di austerità che colpiscono ingiustamente le fasce popolari più deboli con tagli indiscriminati sui diritti del lavoro, sull’istruzione, sulla previdenza e sulla tutela della salute. Occorre reagire sul piano culturale a questa deriva di discriminazioni progressive, disuguaglianze crescenti e precarizzazioni imperanti. Sono a rischio le radici laiche, solidali e cristiane della civiltà europea costruita dalla Rivoluzione dei Lumi e dalle lotte del movimento operaio.
Non è sufficiente limitarsi a ricordare il percorso fatto in questi anni, né rassegnarsi a celebrare la Festa d’Europa del 9 maggio in modo rituale. C’è da riprendere una mobilitazione culturale, ideale e politica che rilanci il pensiero della sinistra europea per offrire risposte alla sfida della complessità globale senza rinunciare ai valori della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà, perché il futuro dell’Europa venga scritto da tanti altri Sadiq Khan e da tanti giovani che amano la libertà come Peppino Impastato che non debbano più mettere a rischio la vita per esprimere le proprie opinioni.
Campobasso, 09 maggio 2016
Michele Petraroia
[mediablender id=”20314″ name=”Cittadini di un’Europa libera e liberata” type=”slider” data=”sidebar” navigation=”bottom-center” title=”false” description=”false” att_titles=”false” att_descriptions=”false” att_comments=”false” timer_speed=”7″]