Nota di commento al Libro di ESTER.
Non è semplice soffermarsi, e leggere al di là di ciò che appare, la vicenda che coinvolge nel Libro di Ester, due figure agli antipodi, Mardocheo e Aman. Il fluire degli eventi biografici conducono una giovane orfana di un popolo oppresso a diventare una potente e ricchissima Regina. Insieme a lei, chi l’aveva cresciuta come una figlia, educandola e consigliandola, assume un ruolo rilevante nel Palazzo Imperiale, ma nonostante ciò non si lascia irretire dalle lusinghe e dagli agi di corte. Mardocheo non si inchina né si genuflette innanzi all’arroganza di un potere ostentato, del tutto vuoto, oltre che privo di senso e di valori. Resiste sulla strada della rettitudine, dell’onestà, della verità e della giustizia anche a costo di mettere in pericolo sé stesso, gli agi conquistati e la stessa vita, sua, del suo Popolo e di Ester.
Il suo insegnamento, travalica il tempo e lo spazio, e giunge fino a noi con una carica straordinaria che ci aiuta a non confondere mai, il presente col futuro, o peggio a non scambiare in nessun caso la trascendenza di un ideale di giustizia, uguaglianza e libertà con una visione egoistica e di corto respiro. In un’epoca ripiegata su sé stessa che ha cancellato la bellezza dell’utopia e derubricato i sogni in acquisti di beni lussuosi, si pone con forza l’esigenza di recuperare una progettualità visionaria incardinata su competenza, rigore etico, dedizione civica e passione solidale. Non si esce da una situazione difficile da soli, non ci si salva abbandonando i propri simili al loro destino di miseria e disperazione, non esiste una strada solitaria per un futuro migliore, bensì un cammino collettivo dove le sorti di ciascuno sono legate indissolubilmente alle prospettive di riscatto di un insieme di persone. Chi ha l’opportunità per responsabilità pubbliche riconosciute, per ruolo o per funzione, di poter orientare scelte strategiche a tutela del bene del Popolo, è indispensabile che non arretri al cospetto del rischio di mettere in gioco sé stesso, la posizione sociale raggiunta, il proprio benessere e le fortune acquisite.
La lettura del Libro di Ester ci indica in modo nitido che le ragioni di un intero Popolo valgono più degli agi di un singolo individuo e che il destino di una comunità merita di essere anteposta alle aspettative di una sola figura. Non esiste alcun disegno sociale armonico fondato su somme di egoismi, indifferenze, insensibilità e cinismo. Qualsiasi comunità non puà che essere solidale, libera, equa e giusta, ma perché ciò si concretizzi è indispensabile recuperare il messaggio forte che scaturisce da questo passo biblico, circa l’irrinunciabile primato del bene comune e dell’interesse generale del Popolo, inteso come soggetto collettivo, su qualsivoglia nicchia solitaria o rendita di posizione. E’ arduo resistere alle lusinghe del potere, delle ricchezze e dei privilegi, ma non è impossibile come consegue dall’esempio di Mardocheo che non si prostra al cospetto di Aman e preserva nel proprio cuore sentimenti di altruismo, fino al limite di offrire la propria vita pur di salvaguardare le prospettive di salvezza del suo Popolo.
Non occorre coraggio ma umiltà per non smarrirsi nel buio del presente, basta conservare un animo semplice, capace di discernere tra il sé ed il prossimo, scegliendo convintamente di anteporre la comunità con la sua sete di giustizia al proprio scranno. Se si ha questa forza interiore e si è portatori di un messaggio di universalità, umanità e dignità, si possono porre le giuste premesse per ribalatare una sorte di oppressione in un cammino di progresso e libertà.
Campobasso, 1° settembre 2018
Michele Petraroia