Alla cortese attenzione:
Nicolino Civitella
Caro Nicolino,
ho letto con attenzione le tue considerazioni sui rischi di una frantumazione istituzionale nazionale qualora si pervenisse all’ipotesi di un riordino costituzionale incardinato su 5 macroregioni, e condivido la tua analisi sui limiti evidenti del Molise a mantenere la propria autonomia, in una stagione di tagli lineari di stampo ragionieristico che determinano una spoliazione progressiva di servizi pubblici e un aumento insostenibile delle imposte locali.
Ritengo per questa ragione di favorire una prima forma di organizzazione su base macro-regionale attuando il comma 8) dell’art. 117 della Costituzione che unisce i vantaggi dell’aggregazione preservando almeno per una prima fase i benefici connessi con il mantenimento dell’autonomia della Regione Molise.
Ad ogni modo il tema non è più rinviabile, merita di essere istruito e approfondito, ivi compreso nella parte della tua proposta di riaggregazione con l’Abruzzo, perché le radicali trasformazioni amministrative intraprese dal Governo accentueranno le penalizzazioni a danno delle piccole regioni e per il Molise sarà sempre più difficile garantire una prospettiva di sviluppo dignitosa ai propri cittadini.
Campobasso, 7 gennaio 2015
L’Assessore
Michele Petraroia
Caro Michele,
Ti invio questa mia nota, sperando di farti cosa gradita.
Ho letto sul Quotidiano del Molise di ieri l’articolo in cui si fa ampio riferimento alle tue posizioni sulle diverse proposte di riordino dell’assetto regionale del nostro Paese.
Vedo che anche tu avverti come ormai l’esigenza di un riordino regionale sia nella forza delle cose.
A ragione, poi, ti preoccupi dei rischi che un’operazione di tal genere può comportare per il Molise, e per scongiurarli proponi la macroregione adriatica.
In proposito mi permetto di rilevare che l’orientamento di un riassetto istituzionale incardinato sulle macroregioni può celare risvolti insidiosi, per via del fatto che la secolare storia di frantumazione territoriale del nostro Paese potrebbe far risorgere i mai sopiti spiriti localistici con conseguenti spinte centrifughe che potrebbero a loro volta sfociare, prima o poi, nella formazione di entità geopolitiche marginali e destinate ad un ruolo satellitare. Insomma un ritorno agli stati regionali preunitari.
D’altra parte, il vento della Storia che spira in Europa mi sembra che, pur nell’incertezza della direzione, riporti spiriti antichi: in primis una preminente egemonia tedesca che rievoca lontane suggestioni imperiali, e non mi addentro oltre su questo terreno che non può essere liquidato con qualche battuta. Mi limito solo a segnalare i domenicali di Eugenio Scalfari nei quali il Nostro auspica che la Germania assuma ufficialmente la guida della Ue( in tal senso, a suo giudizio, dovrebbe spingere tutta l’area euro e in primo luogo il nostro Capo del Governo), poiché solo una consapevole leadership tedesca può portare l’Unione fuori dalle attuali secche e guidarla verso la formazione di uno stato federale.
Riguardo al Molise sono convinto che ormai la sua autonomia non regga alla prova dei fatti, e ciò sia per ragioni di natura antropologico-culturale sia per intrinseci limiti di natura strutturale.
Io ho scritto in proposito un piccolo saggio (Il Molise, una terra senz’anima) che ho inviato anche a te. Si tratta di una bozza che delinea un percorso di approfondimento che ho in animo di sviluppare.
In esso, proprio in considerazione delle insidie che possono celarsi in un eventuale riassetto istituzionale fondato sulle macroregioni, suggerivo per il Molise la soluzione di una sua riaggregazione all’Abruzzo e basta. Naturalmente con tutti i possibili accorgimenti utili a scongiurare una marginalizzazione del nostro territorio.
Ad ogni modo la questione non può essere affrontata con improvvisazioni. Occorre promuovere un confronto aperto e fondato su analisi approfondite, che coinvolga tutte le forze sociali, politiche e culturali presenti nella Regione e non solo.
Un cordiale saluto e tanti auguri per il nuovo anno.
Nicolino Civitella